Amsterdam-dic.2010

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giovedì 28 marzo 2013

Lettera ai giornalisti

Lettera ai giornalisti (Commento ad un post di Roberto Brumat)

Ciao Roberto,
il vero cambiamento non è quasi mai rapido, quasi mai non utopico, quasi mai facile e indolore.  I giornalisti continuano a chiederci, e chiedersi, perché non rinunciamo alla nostra essenza, perché non ci prendiamo "la responsabilità" per "salvare il Paese". Io invece mi chiedo, ti chiedo: scendere a compromessi non lo vedi già come una sconfitta, un tradimento nei confronti di chi ha votato questo cambiamento (pur lento, pur lontano, pur apparentemente utopico)?  Chi è che deve prendersi la propria responsabilità - del punto in cui siamo arrivati (e magari avere le palle di dimettersi, lasciare spazio a chi almeno una marcia in più l'ha: l'innocenza politica, scollarsi da poltrone occupate da decenni, ammettere la propria sconfitta nel non aver saputo nemmeno prefigurare lo scenario che ci attendeva dopo anni di immobilismo a dir poco, malapolitica e malaffare a dire il vero)?  La nave la salva chi l'ha resa ingovernabile (giocando con le vite delle persone e la responsabilità connessa al ruolo di governanti)?  La casa la facciamo ricostruire all'architetto che l'ha (volontariamente e per proprio tornaconto) mal progettata, quindi fatta crollare?

Caro Roberto, 

non importa quanto tempo ci vorrà.  Se non sarà vero cambiamento non dovrebbe neanche interessarci.  E di certo un finto cambiamento non interesserebbe il Bene Comune, entità ora più un ectoplasma che altro, che, finché non ce ne occuperemo veramente, non si volterà verso di noi col volto buono della giustizia sociale e della solidarietà.  E non ci aiuterà a riscattarci.  Questi politici (sì non parlo di queste parti politiche, perché ci sono nomi e cognomi) insieme alle loro emanazioni dirette in alcune pubbliche amministrazioni, società partecipate, enti pubblici, hanno fallito.  Riconosciamo almeno questo.  E quello che dobbiamo credere e auspicare è che ognuno di noi si impegni davvero in prima persona per agevolare un pezzettino di quel famoso cambiamento. 

Ma loro, i folgorati sulla via di Damasco, quelli che fino ad un anno fa sentendo parlare di partecipazione e trasparenza pensavano "è il vaneggiamento di un Grillo urlante, un folle", salvo poi inserire queste due paroline, assieme a "riduzione dei privilegi della casta, tagli agli sprechi", e ancora "etica, moralità, governo dei cittadini, ecc ecc" nei loro programmi elettorali.  Che tristezza, permettimi di dirlo!

Senza la storia non siamo niente.  E la storia di questi ultimi 20 anni, che si unisce a quella dei decenni precedenti, io me la ricordo bene, e mi batterò anche perché sia scritta nei libri di scuola.

Ti saluto con stima e simpatia.

Silvana Denicolò
(portavoce Consigliere M5S - Regione Lazio)